di Salvo La Delfa

 

La dirigente Teresella Celesti soddisfatta per questa mobilità che ha visto sei studenti di terza media della scuola siracusana recarsi in Romania. Linda Papa, coordinatrice del progetto: “L’obiettivo è stato l’inclusione, i nostri studenti si sono confrontati con quelli di altre nazioni traendo benefici per il loro bagaglio culturale”

di Salvo La Delfa

 

La dirigente Teresella Celesti soddisfatta per questa mobilità che ha visto sei studenti di terza media della scuola siracusana recarsi in Romania. Linda Papa, coordinatrice del progetto: “L’obiettivo è stato l’inclusione, i nostri studenti si sono confrontati con quelli di altre nazioni traendo benefici per il loro bagaglio culturale”

Europa significa anche mobilità. Significa dare possibilità a chi si trova in condizioni di disagio, di emarginazione, di difficoltà, di spostarsi da una città, da una periferia, in un'altra nazione, in un'altra città per conoscere ed imparare. Europa significa mobilità ma anche inclusione, integrazione, soprattutto quando ad essere coinvolti sono giovani studenti che forse non avranno mai più la possibilità di incontrare in un Paese straniero studenti provenienti da altri nazioni ed insieme imparare a costruire un futuro migliore.

 Il progetto Erasmus+ dal titolo “The Non-Formal and the Digital Classrooms for Inclusion”, promosso dal 16 ° I.C. “S. Chindemi” di Siracusa, ha permesso nel Novembre del 2018 a sei studenti siracusani di recarsi, insieme alla Dirigente Scolastica Teresella Celesti, e ai docenti Linda Papa, Marco Vero e Monica Nobile, ad Apa in Romania, per partecipare alla prima settimana formativa internazionale, insieme a studenti rumeni, turchi e polacchi.

Abbiamo sentito Linda Papa, referente per i progetti Erasmus dell’I.C. “S. Chindemi” per capire meglio come si è svolta la mobilità e l’impatto che questa esperienza ha avuto sul bagaglio culturale degli studenti.

Linda, raccontaci di questa prima mobilità del progetto Erasmus+?

L’impatto per gli studenti è stato forte perché Apa, la località dove si è svolta la prima mobilità, si trova in una area rurale che è molto diversa rispetto alla realtà urbana da cui i nostri studenti provenivano. Le attività si sono svolte in una scuola di campagna mentre l’albergo che ci ospitava si trovava nel paesino, praticamente un piccolo agglomerato di case circondato da terreno coltivato.

Cosa hanno fatto gli studenti durante la mobilità?

I ragazzi hanno svolto attività didattiche. Ogni mattina si recavano a scuola e svolgevano dei percorsi didattici che avevamo già programmato in fase di definizione del progetto. I nostri ragazzi dialogavano con gli altri studenti rumeni, polacchi e turchi parlando in inglese e noi docenti supportavamo le loro difficoltà linguistiche e li aiutavamo laddove la comunicazione diventava veramente difficile. In totale erano sedici studenti provenienti da Turchia, Italia e Polonia (i nostri erano in sei) insieme ad altri studenti della Romania, che essendo il Paese ospitante ha fatto partecipare un numero maggiore di ragazzi che ruotavano durante le attività che svolgevamo in quei giorni. Tutti hanno partecipato con impegno e hanno svolto tutte le attività che abbiamo chiesto loro.

Come sono stati selezionati gli studenti siracusani?

Abbiamo scelto dei ragazzi con difficoltà, ragazzi che hanno avuto problemi disciplinari, in dispersione scolastica o a rischio di insuccesso formativo. Erano ragazzi di terza media mentre nella prossima mobilità che si svolgerà ad Aprile in Polonia, porteremo studenti di prima e seconda media. Anche la scuola rumena è una scuola problematica, una scuola rurale, tante etnie diverse, gipsy, rom, problemi di integrazione. La presenza di studenti provenienti da diversi Paesi è stata vissuta da tutti i partecipanti in maniera positiva.

Qual è l’obiettivo finale del progetto?

L’obiettivo è l’inclusione. Con questo progetto abbiamo cercato di stimolare la loro motivazione, organizzando le attività con i ragazzi, guidandoli e dando le opportune istruzioni.

Qual è stata la ricaduta sul loro bagaglio culturale?

Gli studenti ci hanno ringraziato per l’esperienza vissuta anche se non hanno realizzato totalmente la potenzialità di una simile esperienza. L’Istituto Chindemi ha riportato a Siracusa un bagaglio culturale fatto di umanità, confronto, conoscenza di luoghi, conoscenza del diverso. Una ricaduta didattica per docenti e studenti di notevole spessore che sarà utile a tutti noi nelle attività che svolgeremo all’interno della nostra città.