di Salvo La Delfa

La presentazione del libro di Giusy Cantone, “Mr Rehab”, è stata l’occasione per discutere su questo tema sempre attuale ma mai correttamente affrontato. Cafiso: “In Italia i centri riabilitativi migliori”. Cantone: “L’America è uno lente di ingrandimento che può aiutarci a fare le scelte migliori sul tema della legalizzazione e della dipendenza dagli stupefacenti”.

La presentazione del libro “Mr Rehab” di Giusy Cantone a Villa Reimann, alla presenza del direttore dell’UAC Dipendenze Patologiche, Roberto Cafiso, e dell’assessore alla cultura, Fabio Granata, è stata l’occasione per affrontare e discutere su un tema che negli ultimi anni manca nell’agenda politica e nei mezzi di informazione, se non nei casi più gravi di morte per overdose di droga. Come giustamente introduce Roberto Cafiso, il libro della Cantone è attuale perché il rischio di “addiction”, il rischio di entrare nel giro e nel mercato della dipendenza, è stato ed è molto elevato soprattutto in questo periodo in cui sono tanti i giovani che presentano fragilità, problemi familiari, crescita con bassa autostima e che si rifugiano nell’effetto degli stupefacenti (come la “droga dal cancello” cioè la cannabis) per sentirsi meglio ma con danni che si vedono a lungo periodo. “Uno studio scientifico”, afferma il direttore Cafiso, “ha mostrato che in una popolazione di ragazzi che avevano iniziato l’utilizzo della cannabis all’età massima di dodici anni, a vent’anni avevano un quoziente intellettivo di meno otto rispetto alla popolazione che non aveva assunto nessuna droga”. E’ necessario, quindi, insegnare e spiegare ai giovani ed è necessario che “Questa società miope valorizzi le eccellenze e tutti gli esseri umani, anche i più fragili, che saranno il futuro della stessa società”.

Il libro “Mr Rehab” è per Cafiso una fiaba moderna, discorsiva, è un testo che potrebbe essere usato nelle scuole in quanto contiene elementi scientifici che possono essere approfonditi da altri. Risulta quindi necessaria l’approfondimento di questi temi perché ancora oggi, nonostante che se ne parli da decenni, manca la conoscenza sul problema della dipendenza dalle droghe e, soprattutto, le famiglie non conoscono i primi segnali, che sono quelli salvifici, che possono evitare di far entrare in un tunnel in cui non tutti riescono ad uscirne. Primi segnali difficili da comprendere perché le persone che stanno male sono fragili e mascherate da forti.

Giusy Cantone racconta la storia vera di Steve, che incontra durante il suo secondo viaggio a Los Angeles, un uomo fragile che decide di iniziare un percorso riabilitativo per uscire dalla dipendenza dagli stupefacenti. “Ho voluto raccontare una storia tutta americana”, dice la scrittrice, “perché l’America è una lente di ingrandimento che focalizza meglio sia il bene sia il male di alcuni fenomeni perché lì questi fenomeni sono in una fase di centralità, di culmine, mentre da noi, in Italia, sono ancora all’inizio. Osservare la società americana può esserci utile per poter comprendere e scegliere meglio”. La tendenza in Italia su questi temi è quella di essere ipocriti, di sottovalutare il problema, di chiudere gli occhi, di ritenere che il problema non ci riguardi, illudendoci che svanisca nel nulla. Il problema deve essere affrontato con occhi che sanno veramente guardare.

“In America il discorso della droga ha creato e crea danni notevoli. La legalizzazione della Cannabis ad uso terapeutico ed ad uso ricreativo (che ha permesso introiti economici notevoli agli Stati Uniti) non ha risolto il problema della droga, anzi l’ha accentuato in quanto sono tanti i problemi di dipendenza e di disturbi bipolari, aggravati dalle difficoltà a potersi riabilitare e non tutti, indipendentemente dalle disponibilità economiche, riescono a superare gli ostacoli che questo percorso richiede, come è stato possibile osservare nei casi più eclatanti di Donatella Versace ed Amy Winehouse”.

Per Giusy Cantone, in Italia si dovrebbe avere il coraggio di affrontare il tema e parlarne in maniera seria facendolo entrare nell’agenda politica. “Ci sono ormai ovunque negozi che vendono prodotti (come i biscottini) ad uso tecnico, legale, cannabinoici ma ce ne sono altri che vendono illegalmente il barattolo con le sole infiorescenze che possono essere utilizzati da chi li acquista in quantità notevoli determinando dipendenza”.  Il male di vivere non è esente a nessuno, oggi si tende a vivere nel vuoto e a vivere nella solitudine. “La dipendenza dalla droga può essere paragonata alla dipendenza amorosa, alle delusioni amorose. Bisogna avere il coraggio di parlarne perché oggi manca la vera comunicazione nonostante siamo tutti interconnessi. Purtroppo ci siamo costruiti un mondo fatto di apparenze”. 

Steve di “Mr Rehab” inizia un percorso riabilitativo che richiede tanta forza di volontà e coraggio. Riabilitazione che in Italia, come confermato da Roberto Cafiso, viene fatta meglio che altrove. Conclude la scrittrice: “Mi è venuto difficile calarmi nei panni di un uomo essendo io una donna. Da giornalista sono stata una brava cronista perché ho raccontato i fatti; sono stata empatica, non sono rimasta indifferente al dolore di Steve e con il protagonista ho fatto una terapia personale attraverso lo studio del suo dolore. Non dobbiamo mai arrenderci”.