di Salvo La Delfa

Dai benefici che le escursioni naturalistiche e ambientali forniscono ai partecipanti, ai problemi legati alla mancanza di una manutenzione ordinaria, alla chiusura di alcuni siti naturalistici, alla scarsa vigilanza del nostro territorio. Dalla lettura delle tre interviste emerge un quadro più chiaro della situazione in provincia di Siracusa

 

Marco Mastriani, Fabio Morreale e Paolino Uccello sono tre delle più importanti e conosciute guide naturalistiche presenti nel nostro territorio. Da anni, conducono gruppi per trekking alla scoperta degli aspetti naturali, ambientali, etnico antropologici e archeologici e per anni percorrono sentieri, itinerari della provincia, facendone scoprire la loro bellezza ma, contemporaneamente, individuandone la loro fragilità e i problemi legati al poco rispetto dei  Beni naturalistici.

Abbiamo voluto ascortarli, ponendo loro le stesse domande, e da queste interviste è stato possibile avere un quadro più chiaro della situazione in provincia di Siracusa.

F. M. (Fabio Morreale), P. U. (Paolino Uccello), M. M. (Marco Mastriani).

 

Chi partecipa alle escursioni domenicali e perché?

F. M. “Partecipano tutti coloro che sentono il bisogno di camminare per scoprire i tesori di una natura meravigliosa, ove ogni essere vive in perfetta armonia con gli altri. Più il sito naturale è distante dall’antropizzazione, più è integro e sorprendente”.

P. U. “Alle escursioni partecipano persone che sono interessate alla conoscenza del territorio e comunque persone che hanno piacere di muoversi la domenica per non rimanere in casa. La maggior parte di loro è tutta gente che ha fatto esperienza di escursionismo, di ambientalismo in generale”.

M. M. “Alle nostre escursioni partecipano tutti i soci che vogliono passare la domenica facendo trekking e sono interessati agli aspetti naturali, ambientali, etnico antropologici e archeologici del territorio della nostra provincia. Le nostre attività sono aperte anche a non soci e a tutti coloro che hanno a cuore la conoscenza del territorio, la voglia di stare insieme ad altre persone, la voglia di fare escursionismo e il desiderio di amare la natura e l’ambiente”

 

Cosa si aspettano gli escursionisti?

F. M. “Si aspettano di trascorrere momenti di pace, lontani dai problemi quotidiani, e di venire sorpresi da paesaggi mozzafiato e dalle unicità create da madre natura”.

P. U. “Si aspettano generalmente che le escursioni diano loro la possibilità di conoscere il territorio, di conoscere gli usi, le tradizioni e tutto quello che riguarda gli aspetti delle nostre zone”.

M. M. “Facendo questo lavoro da 19 anni, iniziai a 20 anni, molte persone si aspettano di stare immersi nella natura. E’ un modo per staccare la spina dalla routine quotidiana, sentono il bisogno di essere al contatto con il territorio e la natura, lontani dagli ambienti urbani, cittadini, che portano a stress. Cercano luoghi importanti dal punto naturalistico e dove si possa camminare, in media facciamo da 9 a 15 chilometri, che serve per fare attività fisica ma anche per rilassarsi”

 

Quali sono le maggiori difficoltà che come guida naturalistica incontri nell’organizzazione?

F. M. “Convincere le agenzie turistiche a inserire escursioni naturalistiche nei loro pacchetti. Per diffidenza e per non rischiare, puntano sempre sul sicuro: monumenti e centri storici, parco archeologico e Ortigia”.

P. U. “Le maggiori difficoltà che incontriamo la domenica sono legate soprattutto ai sentieri non praticabili e a volte troviamo difficoltà nel gestire alcuni sentieri”

M. M. “Incontriamo tante difficoltà nei servizi che il territorio può offrire. Nel nostro territorio abbiamo una assenza totale dei servizi di trasporto pubblico, le aree demaniale, alcuni centri storici e le riserve naturali sono completamente sforniti di servizio di trasporto pubblico. Arrivati sui luoghi spesso sono carenti la segnaletica per la sentieristica e le indicazioni stradali. “

 

Cosa dovrebbero fare le amministrazioni per stimolare a questo tipo di attività?

F. M. “Investire, promuovere, sostenere, proporre. Siamo molto lontani da ciò, le amministrazioni raccontano il territorio sempre col solito cliché. Ad esempio, il turista singolo che viene a Siracusa non trova alcun punto informazioni per scoprire che oltre al parco archeologico e Ortigia può visitare anche la necropoli di Pantalica, i papiri del fiume Ciane, la costa del Plemmirio, l’oasi di Vendicari, Cavagrande del Cassibile, la Valle dell’Anapo, le concerie di Noto antica, le tonnare di ritorno, le torri costiere, le antiche saline, i villaggi rupestri. Quando scoprono questi itinerari, gli si apre un mondo, vivono un’altra Siracusa. Ma sono pochi, sono solo quei fortunati che scoprono associazioni come Natura Sicula che da decenni fa esplorare il territorio”.

P. U. “Le amministrazioni potrebbero riprendere la Carta dei Sentieri della Provincia di Siracusa per migliorare alcuni siti cercando di collegarli meglio in modo tale che quasi tutta la provincia possa essere fruibile”.

M. M. “Le amministrazioni comunali potrebbero dedicare una loro pagina sul sito istituzionale, oppure sul profilo facebook e instagram, dove potrebbero pubblicare le attività domenicali che si svolgono nel territorio. I comuni dove ricadono sentieri e percorsi possono creare schede indicative dove si danno indicazioni, con tempi di percorrenza e mappe”.

 

Che tipo di messaggio intendi far passare durante le escursioni?

F. M. “Che la natura sa fare tutto da se, senza l’intervento dell’uomo, che l’unica cosa che bisogna lasciare è l’impronta del piede, e che di Terra ne abbiamo una sola”.

M. M. “Un messaggio ecologico, di rispetto e amore, conoscenza nei confronti della natura. Rispettare la terra. Anche un messaggio sociale, è un modo per stare insieme e vivere un aspetto ecosolidale, un approccio lontano dalla tecnologia imperante, dove vengono abbattute le barriere sociali e tutto diventa più facile: dialogare e comunicare ed essere in pace con se stessi, creando fraternità”.

 

Quali sono i benefici di fare escursionismo?

F. M. “Vivere in un contesto naturale, lontani dal falso habitat che ci siamo creati, la città. Trarne beneficio interiore, ma anche godimento per le orecchie, gli occhi, il naso e perché no, anche per la bocca quando si trovano verdure selvatiche e frutti spontanei. Fare escursioni significa anche comprendere quanto siano pochi i veri bisogni dell’uomo, significa acquistare autostima, socializzare, tenere il corpo in continuo movimento.  Guadare un fiume, saltare un muro, salire, scendere, camminare su una cencia o su una superficie non pavimentata, tiene sempre allenati, vivi”.

P. U. “I benefici per il territorio sono che tanta gente esce ed ha la possibilità di controllare il territorio. Le passeggiate domenicali possono essere usati per contrastare il vandalismo, l’abusivismo”.

M. M. “I benefici sono tanti, beneficio fisico, staccare dalla routine, entrare in meditazione con la natura. Acquistando una dimensione nostra che ci appartiene ci appropriamo di un nostro status, una salubrità che ci mette in pace con noi stessi. Gli escursioni a fine percorso mi dicono “Sono stanco ma sono contento e sono in grado di affrontare un’altra settimana”.

 

C’è un problema di escursioni organizzate da guide improvvisate?

F. M. “Ci sono pseudo guide abusive, senza alcuna formazione, che non conoscono bene il territorio. Pertanto non sono in grado di creare nuovi itinerari, di sperimentare, di adattare il percorso alle esigenze del cliente. Organizzano solo percorsi fotocopia, illustrandoli senza trasporto emotivo e senza la loro personale esperienza. Alcuni si fanno una rigida scaletta mentale di ciò che devono illustrare e non la adattano alle varie circostanze. Sembrano dei registratori. Dopo pochi minuti, diventano estremamente noiosi per i malcapitati turisti”

M. M. “C’è un problema di guide improvvisate, senza avere preparazione, Andare con delle guide qualificate non è soltanto un vantaggio perché si usufruisce di un servizio professionale, ma anche per un aspetto legato alla sicurezza. Uscire con una guida professionale ti mette in condizione di poter avere una sicurezza sui sentieri che bisogna percorrere”.

 

Come si diventa guida naturalistica?

M. M. “Frequentando corsi di formazione professionale di enti accreditati e della durata di almeno 400 ore. E poi studiando continuamente sui libri e in campo, e non smettendo mai di aggiornarsi. Personalmente sono formatore di giovani guide per la Federescursionismo”.

P. U. “Per diventare guide naturalistiche, bisogna far parte dell’Associazione Nazionale Guide Naturalistiche ed Escursionistiche che è una associazione iscritta al Ministero per lo Sviluppo Economico (MISE). Bisogna fare un corso specifico e bisogna avere una laurea triennale o un corso di 800 ore”.

M. M. “Siamo in attesa di un chiarimento normativo nazionale e regionale. Esiste la legge nazionale n.8 del 2004 che individuava alcune figure ma fino adesso è stata disattesa perché la regione Sicilia non ha mai emanato un decreto assessoriale che possa istituire l’elenco delle guide escursionistiche ambientali. Lo fece l’assessore precedente, Barbagallo, ma poi è stato ritirato. La regione Sicilia deve attenersi a quello che indica la legge nazionale. Siamo in attesa, c’è un dibattito in corso da parte del governo, per definire cosa si intende per guide escursionistiche ambientale, o per accompagnatore di media montagna. Oggi fa la guida naturalistica chi ha svolto un corso professionale di guida di 800 ore della regione Sicilia o chi ha seguito dei corsi organizzati da associazioni di categoria”.

 

Tutti i luoghi che vorresti visitare sono accessibili?

F. M. “Quasi tutti”.

M. M. “Grosso modo tutti sono accessibile ma con grosse difficoltà a causa di smottamenti del sentiero, sentieri non in sicurezza, mancata manutenzione ordinaria. Esempi sono il sentiero di Cavagrande del Cassibile, ormai chiuso da cinque anni , l’accesso alla valle dell’Anapo da Fusco, Solarino, Sortino. Non bisogna intervenire solo per le emergenze ma bisogna avere una tutela ordinaria del territorio. Solo così si possono evitare che alcuni siti vengano chiusi. Speriamo che con la legge regionale 20 del 2000 e la nomina dei nuovi direttori dei parchi archeologici possiamo essere messi in condizione di poter fruire di alcuni siti perennemente chiusi, come il parco archeologico di Eloro, l’area archeologica di Zeus Olimpico, il Ginnasio Romano di Siracusa, il Castello Eurialo, del sito archeologico di Tapsos o di Megara Yblea, fruibile ma quasi sempre impresentabile ai visitatori , il Forte di Capo Passero, il Castello di Bruculi e i Castelli di Augusta, il petraro di Villasmundo . Abbiamo tantissimi siti che rimangono chiusi e inaccessibili, serve una nuova logica di gestione del territorio, serve che quando l’ente pubblico non arriva con il proprio personale possa affidare i servizi a soggetti terzi, anche con pagamento di un ticket, che i turisti sono disponibili a pagare per avere un servizio degno”.

 

Come trovi la gestione dei luoghi naturalistici nel nostro territorio?

F. M. “Nel nostro territorio la gestione dei siti naturalistici è stata mediocre nel passato e ottima nel presente. Mediocre quando 40-50 anni fa hanno distrutto vaste superfici ed ecosistemi piantando specie aliene come eucalipti, acacie, pini, cipressi.  Ottima da quando la nascita delle riserve naturali ha fatto acquisire ai gestori una maggiore coscienza ecologica”.

M. M. “Per certi aspetti positiva. I nostri turisti rimangono veramente affascinati dalle bellezze del nostro territorio ma anche questa enorme continuità storica, ininterrotta, che offre la Sicilia partendo dalla preistoria fino ai giorni nostri”.

 

Demanio, guardie e operai forestali fanno bene il loro lavoro?

F. M. “Gli operari della forestale di Siracusa lavorano bene. Decespugliano e riaprono antichi sentieri, costruiscono muri a secco e staccionate, mettono cartelli, creano capanni di osservazione, raccolgono i rifiuti. Il problema sta nella non continuità del loro lavoro precario, responsabilità che ricade nel governo regionale. Le guardie forestali invece, alle quali è affidato il compito della vigilanza e del servizio antincendio, lasciano a desiderare. La vigilanza è come se non esistesse. Nelle riserve, ove è vietato, si incontrano persone che campeggiano, pescano, entrano con il loro cane, accendono fuochi, risalgono o discendono i fiumi senza autorizzazione. Tutti lo sanno ma nessuno interviene. Lo segnalo continuamente da vent’anni, ma nulla è cambiato. Sull’efficacia del servizio antincendio, posso dire che quando è svolto con serietà comporta benefici, quando qualche addetto lo fa con disonestà e secondi fini, il fuoco arriva e fa danno alla natura e alla reputazione dei colleghi onesti. Nel 2017 alla Valle dell’Anapo, lato Cassaro/Ferla, si bruciarono 500 ettari di riserva naturale”.

M. M. “Il Demanio fa bene il suo servizio. C’è una enorme carenza di guardie forestali, ne abbiamo pochi, siamo meno di 15 che devono coprire un territorio di circa 10 mila ettari. Una porzione di territorio notevole con tutte le emergenze che ci possono essere, incendi, pascoli abusivi, cacciatori, ed altre azioni illecite anche da semplici fruitori, serve un potenziamento del servizio di controllo”.

 

Raccontate un aneddoto curioso?

P. U. “Facendo il trekking acquatico, trent’anni fa, un generale dell’esercito fece questa escursione e rimase cosi colpito che costrinse la moglie che non sapeva nuotare a fare la stessa cosa e portò con lui un salvagente e un pallone da sub e tirava la moglie da un laghetto ad un altro”.