di Salvo La Delfa
Notte di Ferragosto a Noto Antica: l’archeologo Lorenzo Guzzardi intrattiene gli escursionisti con la descrizione del recupero della cittadina distrutta dal terremoto del 1693
Escursione particolare la notte della vigilia di Ferragosto tra le rovine di Noto Antica con la partecipazione dell’archeologo Lorenzo Guzzardi che, per conto della soprintendenza di Siracusa, curò e riportò alla luce alcuni degli ambienti più importanti della cittadina distrutta con il terremoto del 1693. L’escursione, organizzata dall’associazione Natura Sicula, ha visto una notevole partecipazione, una sessantina di persone che hanno preferito allontanarsi dai festeggiamenti chiassosi delle zone balneari per dedicarsi in una notte speciale, al chiaro della luna piena, all’ascolto della descrizione, direttamente dalla voce dell’attuale direttore del Parco archeologico di Leontinoi, del recupero della città abbandonata, ammirandone gli spazi rinvenuti.
Così mentre Fabio Morreale, presidente dell’Associazione Natura Sicula, ha ricordato cosa accadde quell’11 gennaio del 1693, con un terremoto catastrofico che distrusse 45 centri abitati della Sicilia orientale, compresi quelli del Val di Noto, Lorenzo Guzzardi ha sottolineato come, escludendo qualche scavo effettuato da Paolo Orsi, la cittadina è stata riportata alla luce con i lavori svolti intorno alla fine del 1900 con attività di diserbo e con la rimozione delle pietre dei crolli avvenuti durante il terremoto.
Gli spazi che sono stati descritti da Guzzardi durante la serata sono stati la chiesa di San Michele e l’area carceraria. “Il Maschio del Castello ha resistito al terremoto, rimanendo in piedi, ed è stato valorizzato dal lavoro dell’Istituto per lo studio e il recupero di Noto Antica. Nelle adiacenze del Maschio è venuta fuori la chiesa in maniera casuale”, racconta Lorenzo Guzzardi. “Durante gli anni sessanta erano stati ritrovati degli elementi architettonici a forma semi circolare che sembravano i coronamenti di un abside. In base a questi ritrovamenti abbiamo fatto dei saggi di scavo ed e’ venuta fuori la chiesa che come abbiamo appreso dalle fonti più antiche del 1300 è la Chiesa di San Michele”. Nell' area di scavo sono stati trovati inoltre almeno 200 elementi architettonici decorati, provenienti dal portale della chiesa, che sono stati collegati al periodo normanno. Ciò ha condotto l’archeologo a datare la chiesa al XII secolo, al periodo normanno. “Questo datazione è stata possibile non consultando le fonti (le più antiche risalgono al 1300) ma direttamente dagli scavi. La chiesa si può immaginare come la chiesa normanna di Monreale ma in piccolo”. Era a pianta molto semplice con navata centrale, una porta laterale realizzata in un secondo momento, e l’abside che ancora non è stato scavato nelle cui vicinanze, durante gli scavi curati dall’archeologo siracusano, sono stati rinvenuti altri elementi semi circolari. “Non abbiamo trovato oggetti metallici prelevati molto probabilmente dagli abitanti locali, le tegole della città terremotata furono utilizzati per i tetti della nuova città cosi come le travi in legno servirono per le baracche di Noto nuova”. Nella zona, inoltre, sono stati trovati elementi collegabili alla cultura, araba, bizantina e greca.
Il carcere è venuto fuori sempre dagli scavi della fine del 1900 ed esso era costituito da una precamera, utilizzata come spazio d'aria per i detenuti e da una cella carceraria all’interno della quale sono stati rinvenuti iscrizioni, frasi dei carcerati e giochi del tris molto diffuso allora. Si ipotizza che i carcerati giocassero a tris non solo tra di loro ma anche con i custodi. “Il carcere è del 1600; probabilmente, era stato inaugurato solo qualche decennio prima del terremoto” conclude Lorenzo Guzzardi.
Gli escursionisti hanno successivamente proseguito la visita inoltrandosi verso Cava Carosello e immergendosi per un bagno notturno nelle fresche acque del fiume Asinaro.