di Francesca Garofalo
Intervista a Dario Giannobile: "Se la Nasa non avesse scelto la mia foto ci sarei rimasto male. L'avevo già reputata molto bella"
Un’attesa lunga, sotto l’oscura immensità di un cielo che attira a sé l’occhio umano come un magnete ed incuriosisce perché non del tutto perscrutabile. Arrendersi alla sua vista monocromatica non si può, perché a farsi avanti tra le tenebre è il chiarore dei corpi celesti e in un attimo, quella volta, può essere catturata. Ad impadronirsi degli attimi della sua bellezza: l’obiettivo di Dario Giannobile, nato a Palermo nel 1975, ma a Siracusa ormai da quasi 20 anni. Ingegnere chimico di professione, astrofotografo per passione, suo è lo scatto che in questi giorni ha fatto il giro del web, perché selezionato come Apod (Astronomy Picture of The Day) dalla Nasa, raffigurante l’Etna in piena attività vulcanica, sormontato da nubi lenticolari, accompagnate dalla congiunzione della Luna con la stella Aldebaran, della costellazione del Toro. La terza, questa, di tre foto scelte dall’ente spaziale: ad aprile 2017 lo scatto con tracce stellari dellao costellazione di Cefeo fanno da sfondo all’eruzione dell’Etna; a marzo 2019 l’allineamento tra Luna, Venere e Giove sopra l’arco roccioso di Punta Asparano a Siracusa. Sempre a gennaio l’Usra (Universities Space Research Association) ha selezionato come Epod (Earth Science Picture of The Day) la foto con un arcobaleno rosso appena dopo la fine di un temporale durante un tramonto. Importanti sono i riconoscimenti: nel 2016 il “Photo Nightscape Award” di Parigi e nel 2017 il contest “Earth and Sky Photocontest 2017”, tra questi anche le pubblicazioni su riviste internazionali quali Sky&Telescope e Astronomy Now. Nel sito: https://www.dariogiannobile.com/, non mancano scatti realizzati con la tecnica startrail, “scie delle stelle”- foto in cui sembra di immortalare gli astri in movimento che, in realtà è dovuto al moto rotatorio della Terra. In tutte però, emerge il tentativo di suscitare un’emozione e rappresentare e valorizzare la sua terra: la Sicilia.
Quando nasce l’amore per la fotografia?
“È una passione che mi porto da quando ero ragazzino con le prime macchine analogiche. L’ho coltivata nel tempo, però non sempre in maniera costante, senza ricercare un miglioramento importante. Poi, parallelamente ho sempre avuto la passione per l’astronomia,: avevo un piccolo telescopio con il quale osservavo il cielo e per un certo periodo ho tentato di fare qualche fotografia”.
La tua prima macchina fotografica?
“Una vecchia Reflex della Fuji comprata negli anni ’80”.
Hai cominciato a fotografare quando non c'era il digitale. Ci sono aspetti positivi e negativi dal suo avvento?
“Sì, non sono un grandissimo amante dell’analogico, perché aveva tempi molto lunghi. Il digitale invece, ti permette di correggere subito gli errori e di essere creativo in maniera abbastanza efficace e rapida. La diffusione della tecnologia digitale, nel senso più ampio del termine, ha accelerato i tempi, ma allo stesso tempo ha reso accessibile, cosa da un certo punto di vista positiva, la tecnologia a tutti. Questo, ha fatto sì che tutti siamo diventati fotografi senza esserlo determinando un abbassamento della cultura fotografica: tutti i si improvvisano fotografi e tutti apprezzano le fotografie molto velocemente e chi invece fa foto in maniera professionale si ritrova a competere in un mondo di fotografi dove la gente per un prodotto di qualità non è più disposta a pagare. Avere facilmente accesso alle fotografie ha abbassato la qualità e messo in difficoltà il mondo professionale della fotografia”.
"Le tue prime 10.000 fotografie sono le peggiori" diceva Henri Cartier Bresson...
“Al di là del numero in sé, che rende l’idea, penso che abbia ragione. C’è sempre un percorso di crescita continuo, io ho iniziato con il digitale nel 2014 e nel mio sito ci sono le prime fotografie di quell’anno dove si vede che c’è stato un percorso di miglioramento continuo ed è visibile di anno in anno: nello stile, nell’occhio fotografico, nello spirito critico, nella tecnologia e nella maggiore esperienza”.
Cosa rappresenta per te la fotografia?
“È il modo con cui coltivo la mia passione e bilancio l’equilibrio personale: laddove in certi momenti non si ha soddisfazione dal mondo lavorativo, si è gratificati dal mondo personale, che non è familiare, con la foto”.
Quanto tempo dedichi a questa passione?
“Un paio di uscite al mese massimo, perché sono fatte in notturna e richiedono uno sforzo non indifferente, specie d’inverno quando devi andare in luoghi lontani, c’è freddo e si rimane a lungo la sera. Poi c’è un lavoro di postproduzione di qualche giorno ed un altro giorno dedicato alla discussione del prodotto attraverso i social e il sito”.
Fotografo preferito?
“Per la fotografia di reportage Steve McCurry, mentre per quella astronomica i fotografi dell’associazione The World At Night, il cui scopo è quello di promuovere la bellezza del cielo notturno con un messaggio: ‘Un popolo, un cielo’”.
Quali procedimenti si celano dietro un tuo scatto?
“Ovviamente non si va su un posto in maniera improvvisata. Bisogna innanzitutto scegliere l’evento da fotografare e lo si fa studiando il cielo attraverso i siti, le riviste o i programmi planetari. Poi con il computer si studia il contesto fotografico migliore, con applicazioni di cartine o mappe con le quali si capisce, ad esempio, in quale posizione sarà il sole o la luna e si riesce a immaginare preventivamente come allineare l’evento al migliore contesto paesaggistico e ci si reca sul posto. In postproduzione, mi dedico alle tecniche di correzione del colore attraverso il quale la fotografia non dev’essere snaturata dal suo contenuto di verità”.
La foto più complessa che hai fatto?
“Uno startrail di Piazza Duomo a Siracusa, durato circa 10 ore. Era inverno, c’era molto freddo e sono rimasto fino a mattina inoltrata senza mangiare né bere perché nella piazza non puoi lasciare la macchina fotografica incustodita. Poi, anche in postproduzione ho dovuto fare correzioni a causa dell’inquinamento luminoso”.
Quelle a cui sei più affezionato?
“Una scattata a Piazza Duomo che mi ha fatto vincere il concorso in Francia e mi ha permesso di ottenere la prima grossa visibilità e qualche soldo in più per comprare l’attrezzatura. Poi le tre fotografie scelte dalla Nasa, la prima con uno star trail con l’Etna in eruzione, la seconda realizzata a marzo che mi ha dato moltissima visibilità e mi ha permesso di partecipare alla trasmissione Linea Blu e ora quest’ultima, arrivata ai tg regionali e giornali nazionali”.
Cosa hai provato quando il recente scatto è stato scelto come foto del giorno dalla Nasa?
“Quando ho scattato la foto davanti a quello spettacolo ho sentito di avere tra le mani una foto potenzialmente molto bella e in qualche modo speravo nella scelta della Nasa, però non veniva scelta. Ho mandato altri due scatti compresa quella selezionata e poi ho visto che è stata condivisa da uno dei selezionatori. In questo caso ci speravo, se non ci fossi riuscito ci sarei rimasto male. Quando ho visto la scelta, ho pensato che è stato dato merito ad uno scatto che ritenevo bello e molto valido”.
Quale soggetto sogni di immortalare?
“Mi piacerebbe assolutamente fotografare un cielo notturno all’interno del Teatro di Segesta e sempre un notturno all’interno del Teatro di Andromeda ad Agrigento”.
Prossimo scatto?
“Un paio di idee ce l’ho: un paesaggio con la luna a falcetto che sorge in prossimità del Castello di Cefalà Diana vicino Palermo e forse lo startrail dai Faraglioni di Scopello ripreso dall’alto del Paese”.
[Foto: Dario Giannobile]