di Salvo La Delfa
Alla serata conclusiva per il cinquantesimo anniversario della costituzione dell'Istituto Einaudi di Siracusa sono intervenuti Franco Motta, docente dell'Università di Torino e membro della Fondazione Einaudi, i presidi Gaetano Cantone e Sebastiano Tusa, ex studenti e docenti dell'Istituto. A fare gli onori di casa la dirigente scolastica Teresella Celesti
Il presente e il passato dell’Einaudi. Emozioni che solo l’incontro tra generazioni di studenti differenti riesce a produrre, dando un senso al ruolo fondamentale che la scuola ha, a quanto essa sia importante per allenare gli studenti alla consapevolezza, per dare loro gli anticorpi giusti per comprendere meglio la società in cui si vive ed aiutarli alle scelte migliori. E’ stato un incontro, quello della serata conclusiva dei festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario della costituzione dell’Einaudi, che ha visto la partecipazione di un nutrito gruppo di ex studenti dell’Einaudi, di attuali studenti, di docenti e presidi indimenticabili della scuola. “Abbiamo costruito una forte identità che desideriamo preservare per il futuro”, ha subito sottolineato Teresella Celesti, dirigente scolastica dell’Istituto. “Una identità che ci fa sentire animati dagli stessi ideali, ci fa essere cittadini di questa città, cittadini del mondo e non solo einaudiani”.
Ospite di onore della serata è stato Franco Motta, docente di Storia Moderna dell’Università di Torino e membro della Fondazione Einaudi, che ha tenuto durante l’incontro serale una lectio magistralis dal titolo “Diritti Umani tra Natura e Storia” mentre, nella mattinata, aveva incontrato gli studenti con un intervento dal titolo “Scienza, fede e potere. Il caso Galilei”.
“Non so se ho avuto gli insegnanti migliori o gli insegnanti ideali, ma è certo che di loro conservo un ricordo nitido e sempre presente”, dichiara Carmelo Russo, ex einaudiano ed attuale presidente del Consiglio di Istituto. “Ricordo ancora il mio ultimo giorno di scuola, dopo gli esami di Stato quando per ultima volta andai a rivedere la mia aula e fui colto da un’angoscia terribile perché quelli erano momenti che non si sarebbero più ripetuti e da quel momento cambiava per me tutto”. Alfonso Brancato invece è stato più fortunato perché quella scuola l’ha potuta rifrequentare come docente. “Indimenticabile il preside Gaetano Cantone (anche lui presente all’incontro) che ci salutava tutti ogni mattina all’ingresso della scuola “. Elena Leone, invece, ha ricordato il ruolo fondamentale del passato che assume valore non per quello che era allora ma per quello che è diventato oggi, il presente che prende forma, significato e intensità alla luce di quel passato. “Comprendere questo legame significa comprendere la forza di una realtà culturale e spirituale qual è quella della nostra scuola. Dobbiamo riappropriarci del nostro vissuto, è stato il luogo dove abbiamo imparato a pensare, a stare insieme, a confrontarci, a superare gli ostacoli e a formarci”.
Ricordando il suo intervento critico (preparato con la complicità di padre Felice Scalia) in un incontro pubblico alla presenza del Presidente della Regione e del ministro dell’Istruzione di allora, Giuseppe Costa ha evidenziato che quello fu “il momento in cui si costruì la nostra coscienza di affrontare ogni cosa con consapevolezza, con la nostra testa, di ascoltare più fonti di non cadere vittima di chi semplifica o di chi alza di più la voce. Questo dimostra la grande responsabilità della scuola e la grande opportunità che dà la scuola”.
E’ ancora Gaetano Gibilisco che, ricordando le “connessioni” importanti della sua vita che l’hanno riportato nuovamente nella sua scuola, ha sottolineato come la loro scuola, il loro preside Cantone, il loro padre Felice Scalia non avrebbero mai ammesso l’imbarbarimento socio politico, il degrado economico che spesso si osserva nelle nostre comunità. E’ intervenuta anche Anna Maria Piccione che ha precisato quando sia orgogliosa e fiera di essere einaudiana. La scrittrice siracusana ha ricordato che allora la scuola di via Pitia era una scuola nuova e moderna, dove c’era l’aula magna, l’aula di disegno con tavoli reclinabili, due palestre, e un campo di pallacanestro. “Gianni Rodari mi insegno' <la forza di essere realistici ma il coraggio di essere fantastici>. Si parlava allora di <Fantasia al potere>, è stato uno slogan che non è mai stato messo in pratica”. Rivolgendosi al preside Cantone la Piccione ha aggiunto “Lei preside Cantone dando a noi del lei ci insegnava ad avere rispetto, lei dava a noi rispetto e noi dovevamo, quindi, rispettare lei e i nostri docenti. Lei ci metteva tutti sullo stesso piano, ci stimava tutti”.
Ha preso la parola anche Sebastiano Tusa, ex dirigente scolastico dell’Einaudi, che ha sottolineato il suo orgoglio di essere stato preside della scuola che è sempre presente nel territorio con iniziative importanti. La manifestazione si è conclusa con un passaggio di testimone ideale tra Assunta Giacchi, che ha svolto nella scuola diversi ruoli con 40 di vita nell’Einaudi, ed Elisabetta che ha 13 anni ed è l’alunna più giovane della scuola, leggendo un brano tratto del libro Cuore. Soddisfatta la dirigente scolastica Teresella Celesti e i docenti Assunta Tirri, Mariuccia Greco, Maurizio Manfrè organizzatori delle manifestazioni relative ai festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario.
“La scuola maestra non sta negli edifici, la scuola maestra sta dentro di noi e la riconosciamo tutte le volte che ci ritroviamo a pensare con la nostra testa”, ha commentato ancora Giuseppe Costa. “Il maestro è nell’anima e dentro l’anima per sempre resterà” - Paolo Conte.