di Salvo La Delfa

L'esposizione "Maltese" nella sala Caravaggio della Sopraintendenza. Un patrimonio fotografico di Interesse etnoantropologico pregio per la città di Siracusa.

 

Non è solamente la mostra delle foto, dei negativi delle macchine fotografiche di Angelo Maltese, fotografo e letterato siracusano che con la sua arte ha fermato il tempo, ha colto l’anima degli eventi più importanti succedutesi a Siracusa in tutto il novecento. Non è solamente, e non è poco, un ulteriore momento di interesse che la città di Siracusa, grazie alla Soprintendenza, manifesta su ciò che Angelo Maltese rappresenta e sul ruolo che lui ha avuto per la crescita culturale della città ai tempi in cui la “Fontanina” era luogo di incontro di poeti, attori, scrittori, artisti. L’esposizione “Maltese“,  visitabile fino al 21 settembre nella sala Caravaggio della Soprintendenza di Siracusa, in Piazza Duomo, ideata ed allestita da Giuseppe Implatini e da Carlo Cicero con il coordinamento generale del Soprintendente Salvatore Martinez,   è ancora molto di più, è un amarcord, è una rievocazione attraverso il filtro dei suoi fotogrammi e degli aneddoti della sua vita, degli eventi più importanti del  secolo passato. A ricordare tutto ciò sono i figli Lorenzo ed Antonello che presidiano la sala espositiva dal momento della sua inaugurazione quasi a voler continuare a custodire e a proteggere anche in quel luogo la “Raccolta Maltese”, costituita  da  121 pezzi tra antichi apparecchi fotografici ed altre attrezzature e dai 9.447 negativi di straordinaria importanza. Raccolta che la Regione Siciliana ha dichiarato di Interesse etnoantropologico con il  D.D.S. n.6 del 7 gennaio 2021.

“Mio padre, durante la seconda guerra mondiale era stato Capitano del Genio Fotografi”, ricorda Lorenzo Maltese con una Nikon al tracollo e uno sguardo che assomiglia molto a quello del papà. “Si trovava a Cuneo, a Caraglio, ed aveva avuto l’incarico d fotografare le fortificazioni francesi. Adempì con impegno al suo dovere e con le foto stampò anche una riproduzione a fisarmonica delle fortificazioni. Ebbe i complimenti dai suoi superiori e per questo riuscì ad andare in congedo evitando di spostarsi in Russia. Al ritorno a Siracusa, prima di trasferirci a Roma, decise di bruciarla perché si trattava di materiale sensibile per il quale poteva subire una denuncia”.

Lorenzo ed Antonello si muovono orgogliosi tra le vetrine del salone espositivo in cui sono esposte, tra l’altro, una bella foto della lacrimazione della Madonnina e foto di attrici delle Rappresentazioni classiche.

Uno dei luoghi dell’anima di Siracusa è la “Fontanina”, un padiglione costruito nel 1924 da Angelo Maltese che lo utilizzò come laboratorio e centro culturale fino al 1974. Si trattava di un edificio  in legno a forma di “elle”, con grande vetrate, un lucernario, un camino finto realizzato su progetto di Valente Assenza, una camera oscura dove caricava le lastre fotografiche. Il nome “Fontanina” deriva da una fontanella presente al centro del giardino, della quale non ci sono più resti. Il cavaliere Angelo Maltese”, ricorda Enzo Monica, presidente dell’Associazione Il Cerchio,  ”a spese sue costruì la Fontanina e a spese sue mise a disposizione il padiglione per tutti quelli che avevano qualità e mostravano impegno nelle arti e nello studio. Si era ispirato alle botteghe rinascimentali”. “Nel 1974 mio padre fu costretto a lasciare il padiglione a trasferirsi nei due locali accanto l’ingresso di palazzo Vermexio in piazza Duomo”, ricorda ancora Renzo Maltese.

Una storia, una eredità materiale e immateriale e  un patrimonio che devono essere ancora di più valorizzati, tutelati e conservati. La Manifestazione di Intesse della Regione Sicilia va sicuramente in questa direzione.