di Manuela Reina
La "lupa di mare" abbraccia Siracusa. Da Scilla alla "brogna", la radice del suo nome
In questi giorni Siracusa si sta svegliando avvolta da un fitto, grigio manto di nebbia, la “lupa di mare”, che pervade le strade rendendone il profilo offuscato e solo vagamente riconoscibile. Con tassi di umidità superiore all’83%, Siracusa sta facendo da compagna alla città di Milano o alle città della pianura padana, dove è più normale trovare la nebbia. Se l’atmosfera nebulosa non stupisce gli abitanti delle città del nord, maggiormente abituati a questa tipologia di fenomeni, sorprende e disorienta, invece, i cittadini siracusani. Malgrado ciò, pur con la nebbia a ricoprirlo, il capoluogo aretuseo non perde il suo fascino, ed anzi, proprio perché fenomeno insolito, la “lupa di mare” rende l’atmosfera del centro storico ancora più suggestiva e surreale.
Ma cos’è la “lupa di mare” e perché si chiama così? Si tratta di una coltre di nebbia molto fitta che si crea quando una massa di aria calda e umida incontra una superficie marina con acque caratterizzate da temperature più fredde: l’aria calda provoca la diminuzione della temperatura superficiale dell’acqua, che evaporando si condensa in questo particolare manto nebuloso e può diramarsi fino a 100 metri di altezza. Il fenomeno si crea prevalentemente tra la primavera e l’estate, durante le ore notturne, ed è soprattutto visibile al mattino presto, per poi diradarsi con il sorgere del sole e il salire delle temperature.
Il nome del fenomeno affonda le sue radici nella mitologia ed è collegato alla leggenda di Scilla, la ninfa trasformata in un mostro marino a sei teste dalla maga Circe. Affranta dal dolore, Scilla si sarebbe nascosta tra gli scogli dello stretto di Messina emettendo strani suoni simili ad ululati. Un’altra versione meno fantasiosa ma che può spiegare l’origine del mito, ricollega la “lupa di mare” al suono della “brogna”, la conchiglia che i marinai anticamente suonavano in mare per segnalare la loro posizione quando la visibilità era scarsa, conchiglia il cui suono somiglia all’ululato di un lupo in mezzo al mare, da qui il nome “lupa di mare”.