C’est la vie, penserete, ma il regista Paolo Ferrara non ci sta, ha riaperto quei cassetti e ne ha concepito uno spettacolo giunto alla seconda edizione “Il teatro che fa la differenza” del 29 ottobre all’Urban Center (ex sala Randone inaugurata nel 2017). Organizzato dall’associazione Diversamente uguali è un progetto ambizioso nato dal risultato di un laboratorio in lingua dei segni terminato ad Halloween, da qui l’idea dei racconti su fantasmi e sulle fiabe che hanno accompagnato l’infanzia di moltissime generazioni ed ormai in pericolo a causa di un uso smodato della tecnologia. “Obiettivo di questo spettacolo- dice Lisa Rubino, presidente di Diversamente uguali onlus- è stato quello di realizzare un’integrazione tra disabile e normodotato, offrire un’occasione di crescita e di superare i propri limiti”.
Uno spettacolo itinerante, come quelli di una volta, pensato non per essere seguito comodamente in poltrone ma da vivere passo dopo passo con lo spostamento dei singoli personaggi che con grande spontaneità hanno fatto il loro ingresso in una scenografia essenziale tra tappeti verdi e piccoli angoli ed uno stile che contraddistingue le opere di Ferrara, attenzione ai dettagli ed alle battute pensate per enfatizzare l’importanza del personaggio che lo pronuncia. Da uno schermo dal quale si può seguire lo spettacolo in lingua dei segni, appare un uomo dormiente e incappucciato, che avvolto da una nube si rivolge agli spettatori e comincia a raccontare una fiaba che non ricorda, l’ha dimenticata a causa dell’uso degli strumenti tecnologici “una volta si provava gioia per le piccole cose, erano i giochi a far crescere ed era compito delle relazioni farci conoscere. A chi volete che interessi una fiaba?”. Una breve dissolvenza e sullo schermo appare un granello di sabbia, ultima testimonianza della città di Fantasia, da La storia infinita di Michael Ende, distrutta dal Nulla. Ancora tutto è possibile, Fantasia può risorgere dai sogni di ogni individuo: “C’è qualcosa che desiderate?”, urla una voce e dopo qualche secondo di titubanza gli spettatori in sala danno molteplici risposte: la pace, la salute, la gioia”.
Ad un tratto l’attenzione viene catturata dai rintocchi di un orologio che annunciano l’arrivo degli spiriti del natale di Charles Dickens, che provano con tutte le loro forze a far ricordare ad una bambina ormai grande le fiabe, tra queste Il soldatino di piombo di Hans Christian Andersen. Il famoso amore tra un soldatino privo di un pezzo di gamba ed una ballerina con un lustrino sul petto che, dopo varie peripezie ed i malefici architettati da un pupazzo dalle sembianze di demonio e all’intervento di una buona fata, vivranno per sempre insieme lambiti dalle fiamme in un abbraccio d’amore. Dopo la tristezza per il destino degli innamorati, è l’ora del Pollicino di Charles Perrault, che promette ai 6 fratelli di riportarli a casa con le molliche di pane lasciate sul sentiero dorato dove è stato abbandonato dai genitori. Da un bambino ad un altro, il Piccolo principe giunto, dopo il lungo cammino per salvare la sua rosa dal pericolo incombente dei baobab, nel primo pianeta dove ad attenderlo c’è un re solitario che dà ordini ai sudditi, sebbene non ci sia nessuno con lui. Stanco di ascoltare il re, il piccolo principe attraversa il sentiero dorato sulle note de Il mago di Oz e giunge al quinto pianeta dove un lampionaio accende e spegne un lampione ogni minuto, è l’unico che ammira perché privo di egoismo, svolge un lavoro utile anche per gli altri. “Signore e signori, è la volta di Barba blu” il re di Perrault che condanna a morte la sua sposa per aver violato un segreto custodito in una stanza, salvata poi dai fratelli. Gli spettatori durante il loro percorso giungono in una zona di transizione dell’Urban, dove questa volta la protagonista è una bambina con le sue scarpine blu che vede per la prima volta i fuochi d’artificio de “Il terzo fuochista”. Un urlo giunge da lontano sono il gatto e la volpe che guidano gli spettatori nell’altro salone della struttura dove c’è un Pinocchio intento a raccogliere i suoi zecchini d’oro di lì a poco truffato dai due imbroglioni. “Giacomino vai al mercato e vendi la mucca” dice una madre malata a suo figlio, che fa il suo ritorno con un sacchetto di fagioli fatato. Per ultime ma non d’importanza l’algida regina delle Nevi delusa dall’amore, la Strega dell’Est che ordina di portarle le magiche scarpette di Dorothy ed infine la strega malvagia di Biancaneve sconfitta dal bene e dall’amore. “È finita, urla una voce da lontano- possiamo salpare Fantasia è salva”. Una cascata di coriandoli cade sui capi degli spettatori divertiti, come polvere fatata, con una nuova certezza: “Vivere di fiabe è ancora possibile”.