di Francesca Garofalo

Intervista a Massimiliano Perna, leader delle Sardine aretusee: "A Siracusa ho visto  tanta voglia di partecipare,  continueremo a fare pressione sulla politica".

Una moltitudine di pinne smuove le acque di un mare sociale logorato, sfinito e apparentemente destinato al letargo, non si arrestano davanti ai grandi predatori nel loro raggio di azione e combattono impavide le reti di: populismo; sovranismo; violenza; arroganza e intolleranza, sono le Sardine. Tra le migliaia di adesioni al movimento apartitico nato il 14 novembre, che confida nel potere della piazza come luogo di aggregazione per far valere una comunanza di valori, anche quella del giornalista e attivista siracusano Massimiliano Perna. Laureato in Relazioni Pubbliche alla Facoltà di Scienze Politiche, dopo quasi nove anni a Milano, decide di ritornare nella sua terra per raccontarne le sfaccettature e battersi per i valori di giustizia, libertà e solidarietà. Il giornalismo, primo amore nato in tenera età, diviene la sua vocazione con modello il giornalista Pippo Fava e, proprio nel 2019, “Per avere avuto la forza e la convinzione di una dura battaglia contro il precariato nel mondo dell’informazione”, riceve  una menzione speciale al Premio Fava giovani. Nel 2006 crea l'editoriale "Il megafono" (dalla canzone “L’uomo col megafono” di Daniele Silvestri), per fare spazio alla critica nell’informazione con un punto di vista differente, focalizzato su: antirazzismo; antimafia; cultura e  musica con la trasmissione web Spreaker. “Cerchiamo” dice Massimiliano “di non seguire uno standard costante, ma di continuare a riportare sul web quella scrittura di qualità, venuta meno con i nuovi mezzi di comunicazione.  Il giornalista dovrebbe essere una sentinella di verità e raccontarla cercando di smentire la disinformazione, soprattutto oggi in cui l’informazione è disordinata e poco controllata dal punto di vista etico e deontologico”. La nascita del movimento delle Sardine, creato da Mattia Santori, Roberto Morotti, Giulia Trappoloni e Andrea Garreffa, diviene occasione per sposare una causa fondata sugli stessi ideali.  Il 6 dicembre, alla prima manifestazione autogestita nella città aretusea ha la soddisfazione di vedere largo XXV luglio gremito da 1000 partecipanti, provenienti anche dalla provincia, per promuovere le nuove idee politiche e difendere la Costituzione. In merito alla competenza in alcune materie, durante la manifestazione organizzata a Roma il 14 dicembre, è stato scelto come uno dei portavoce nazionali del movimento.

Perché hai deciso di accettare questo incarico?

“Non è un incarico e non direi nemmeno portavoce. Quando ho visto le Sardine, ho pensato che avevano le mie stesse idee: sollecitare la politica partendo dal contrasto ad un certo tipo di linguaggio di una certa parte politica; rivolgersi a tutti, anche alla parte che in teoria dovrebbe rappresentare l’opposizione al sovranismo e agli estremismi di destra. Combattere il linguaggio d’odio; le fake news; chiedere trasparenza sull’uso dei social; chiedere solidarietà, umanità  e non discriminazioni e chiusure di porti. La richiesta di abrogazione del Decreto Sicurezza, primo punto politico, è ciò che da tempo avrei voluto chiedere anche io alla politica e ci siamo riusciti. Adesso il governo sta ragionando su questo, anche perché lo abbiamo sollecitato politicamente in piazza”.

Pensi che questo movimento sia in grado di apportare una svolta?

“In realtà lo ha già  fatto, perché  alcuni personaggi politici hanno rimodulato il loro modo di agire e si è  ridotto il raggio di odio nel dibattito politico, anche se è durato poco. C’è  ancora tanto da fare e da scendere in piazza, se questo produrrà una svolta non lo so, sicuramente continueremo a fare pressione sulla politica”.

Sciascia nell'Onorevole, mostra come la politica può ledere anche l'animo più corretto. Potrebbe accadere ai membri di questo movimento?

“Non credo, perché quello che dobbiamo sempre tenere a mente quando parliamo delle Sardine è  che siamo un movimento apartitico. Siamo politico nel senso più nobile del termine, perché  ci impegniamo per la nostra democrazia e per il nostro paese. Se qualcuno del movimento deciderà  di fare politica lasceremo la libertà, non siamo un carcere. Al momento però,  non ci sono queste idee”.

Le persone sono desiderose e pronte ad un cambiamento?

“C’è la voglia di partecipare. A Siracusa ho visto le persone commuoversi e dirmi: ‘Erano vent’anni che non scendevo più  in piazza e pensavo che non lo avrei più fatto nella mia vita”. Abbiamo strappato una parte di italiani alla rassegnazione e al clima di odio e li abbiamo portati fuori dal quella piattaforma infernale del web, utilizzando il web. È  stato rivoluzionario. Finché le piazze si riempiranno di contenuti civili, creatività e parole di uguaglianza, si può essere solo contenti”.

Matteo Salvini e diversi giornali di destra hanno accusato gli organizzatori di avere legami con il Partito Democratico dell’Emilia-Romagna. Secondo te i partiti sono intimoriti e cos'è che fa così  paura?

“Salvini, la Meloni e i partiti di destra hanno pochi argomenti, sono incapaci di ragionare su elementi concreti e lo dimostra il fatto che parlano di sovranità e sovranismo e poi fanno accordi con potenze straniere in contrapposizione agli interessi italiani, come il caso della Lukoil, dei russi a Siracusa e dell’ordinanza che vietava i diritti di sciopero. Hanno paura delle piazze, perché  fin quando rimaniamo sui social, loro hanno un meccanismo distruttivo e anche molto forte difficile da scardinare, ma se andiamo in piazza e portiamo argomenti cascano. Inoltre, il Pd e partiti non sono dietro al movimento, perché  se avessero portato in piazza 200.000 persone non sarebbero nelle condizioni in cui sono”.

Cosa ne pensi del meme postato da Salvini: "Salvini asfalta la sardina" riferendosi a Nibras Asfa, la ragazza palestinese che ha parlato il 14 dicembre a Roma?

“Nibras ha subìto un linciaggio vergognoso. Salvini ha fatto una cosa abominevole ed è  in linea con il suo agire poco decoroso. Nibras ha solo rivendicato il diritto costituzionale di essere rispettata per la sua identità: è  una ragazza palestinese, musulmana, impegnata nel sociale e senza precedenti penali. Non ha mai parlato né di Hamas né di gruppi terroristici ed esporla solo perché  ha il velo, denota tutta la bassezza morale del meccanismo social creato da Salvini. È l’ennesimo comportamento di un rappresentante politico che ha messo alla gogna una persona che, ogni giorno, riceve decine di minacce di morte. Un giorno Salvini dovrà risponderne non solo alla sua coscienza, ma anche penalmente”.

“La forma stessa di un partito sarebbe un oltraggio a ciò che è stato e che potrebbe essere" scrivono i fondatori del movimento. Quale sarà  il futuro delle sardine?

“Ci stiamo ragionando. Sicuramente non saremo mai un partito, perché sarebbe un errore. L’obiettivo è continuare a incalzare la politica nel suo insieme e non sostituirci ad essa o ai comitati di lotta locale, ma fare da ponte tra loro, i partiti e la politica, che vogliamo rendere comprensibile, senza banalizzarla o ridurla a slogan. Vogliamo continuare a elevare il livello culturale del Paese e dare una risposta sui temi, evitando manfrine e giochetti tra partiti su questioni che poi non vengono affrontati realmente, come il Decreto Sicurezza. Faremo altre proposte politiche e punteremo sempre sul fatto che la gente debba tornare nelle piazze, perché  il virtuale non aiuta il confronto”.

Pensi ancora che “I tempi sono bui e i silenzi troppi"?

“Sì,  il tempo è  ancora buio e non siamo ancora in salvo. Questa azione culturale e politica è  fatta perché temiamo che l’Italia possa cadere nelle mani sbagliate. I silenzi erano troppi ed è  il motivo per cui siamo scesi in piazza ed è  il silenzio dalla parte opposta che ci fa più  paura. Pensiamo però, di essere riusciti a stimolare quelle parti”.