di Letizia Lampo

"Il Valore delle parole negli scontri stradali. L’informazione che può rivoluzionare cultura e società" è il testo narrativo di Stefano Guarnieri, sul tema degli scontri stradali, presentato in un incontro svoltosi al Grande Albergo Alfeo ed organizzato dal Club Rotary “Ortigia”, con gli interventi dell'autore, del dott. Antonio Capodicasa, dirigente della sezione Polstrada di Siracusa e del dott. Pierluigi Cordellieri, psicologo psicoterapeuta presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università.

 

Che il peso delle parole incida sulla comprensione delle cose e sulla loro valutazione è ben evidente, basti pensare a come queste rassicurino o spaventino sulla base di come vengano utilizzate o interpretate, ma quanto certe parole manipolino percezioni e comportamenti che segnano la modalità stessa di viverla la vita emerge solo se, per un attimo, ci fermiamo a pensare. Nelle rilettura della cronaca, questa manipolazione nella lettura degli eventi si nota soprattutto per quanto accade “in strada”. Soprattutto su quelle strade, urbane e non, che tanto spesso sono diventate scenario di morte e dolore.
Come “raccontiamo” quanto accade sulle strade delle nostre città? Come “ci raccontiamo” certi eventi pur di non mettere il dito su questioni che potrebbero responsabilizzarci o esigere cambiamenti? Come raccontare certa cronaca se non rivoluzionando il vocabolario al fine di sottrarre dalla banalizzazione “incidenti” che poi hanno il nome di Maddalena, Stefano, Lorenzo?
Forse col coraggio di una “rivoluzione” che parta proprio dalle parole che usiamo per descrivere a noi stesse e agli altri certi “eventi”. La prima rivoluzione dovrebbe restituire il concetto di “scontri” stradali in sostituzione all’abusato “incidente”. Ma sarebbe solo l’inizio. A proseguire nell’urgenza di questo necessario processo di rivolgimento ieri sera, nella cornice del Grande Albergo Alfeo, è stato Stefano Guarnieri, in nome della “Associazione Lorenzo Guarnieri” e per invito del Club Rotary “Ortigia” e del suo presidente Massimo Milazzo. Un’occasione che ha fatto eco a tante altre che stanno muovendo provincia ed Italia intera, al fine di restituire dignità e senso a quanto spesso rimane sospeso nell’impotenza e nella paura: quello delle morti, giovanissime spesso, causate da una guida, ahimè, irresponsabile o disattenta.
Il confronto con quanto di dolorosissimo rimane da tali irresponsabilità o disattenzione ha tenuto focalizzati gli intervenuti alla serata anche in virtù dell’autorevolezza degli ospiti invitati a colloquiare. In primis, il curatore di un testo significativo che porta come titolo “Il valore della parola. La narrazione sbagliata degli scontri stradali”, Stefano Guarnieri appunto, e, con lui, da una parte il dott. Antonio Capodicasa, dirigente della sezione Polstrada di Siracusa e, dall’altra, Pierluigi Cordellieri, psicologo psicoterapeuta presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università La Sapienza di Roma, che ha partecipato alla stesura del capitolo riguardante gli effetti della parola mediata dal “disimpegno sociale” nascosto dietro la comunicazione stessa.
Tutti d’accordo sul fatto che alla base di questi scontri stradali ci sia il mancato rispetto delle regole. Che questa mancanza di rispetto delle regole si agganci a temi altrettanto corposi quali l’abuso di alcol, droghe o sostanze varie e il più attuale uso del cellulare nel tempo di guida. Che sia necessario adattare infrastrutture e legislazione alle esigenze sempre più richiedenti di una società sempre più a misura di macchina e meno dell’uomo. Che sono soprattutto i nostri adolescenti a rimetterci la vita lasciando, noi adulti, nella più agghiacciante impotenza. Ma cosa lasciano in eredità tali consapevolezze? Probabilmente la necessità di esporsi nella ricerca di “strumenti” che lavorino in direzione di un “parlare” che si assuma la responsabilità di educare e di formare. Perché è solo nella direzione del coinvolgimento sociale di tutti gli attori chiamati in causa che, passo dopo passo, sarà possibile rimodulare un nuovo rapporto con le norme, con la velocizzazione delle nostre esistenze, con l’oblio dei nostri reali bisogni.
Sì, probabilmente, il punto è stato centrato: la rivoluzione della parola deve mirare alla rivoluzione delle coscienze, delle vite e dei bisogni. Ed occorre parlare o scrivere. A ricordo che la dimensione dell’uomo può permettersi di confrontarsi e di contrastare ma, come nelle strade, non dovrebbe permettersi scontri o collisioni. Ne va a svantaggio della vita. Ne va a svantaggio della parola.
Sappiamo che l’opera di informazione dei medesimi partner continuerà, che si aprirà a scuole e a professioni. Sappiamo – sottolineato più volte dagli intervenuti – che le grandi rivoluzioni richiedono tempo ma i singoli passi restano l’anima dei risultati.