di Francesca Garofalo

 Vita Catalano, regista e attrice di origine siciliane, è stata premiata in Australia per questo film con il compito di far riflettere sul tema del bullismo. “Il bullismo può sviluppare ansia, depressione, e gli effetti possono portare al suicidio. Sarebbe bello parlarne anche a Siracusa”

Una musica delicata, quella di un pianoforte composta da Daniel Carlson, segna l’inizio di una vicenda che scuote, fa soffrire e crea delle ferite inimmaginabili nell’anima: è “Story of Jack” (La storia di Jack). Un cortometraggio sul tema del bullismo, presentato a settembre alla stampa romana e ora fruibile gratuitamente su you tube, scritto e prodotto da Vita Catalano, classe 1964, regista, attrice ed insegnate di teatro, australiana con origini siciliane. Una sceneggiatura diretta e scorrevole, con sottotitoli in italiano, per affrontare un tema assai complesso, con lo scopo di essere facilmente comprensibile e capace di far scattare nella mente dello spettatore un senso di turbamento e di empatia.

Da una scena sfocata in cui si intravedono dei ragazzini in un cortile di una scuola che si scagliano con violenza contro un altro lasciandolo inerme per terra, la cinepresa si sposta all’interno di una stanza dove delle madri, su consiglio di Vita, sono in procinto di condividere le loro esperienze. Una voce tremante e fioca dice: “Io… avrei qualcosa da dire”, è la madre di Jack, interpretata da Pavlina Itter. Comincia così la storia di un bambino dolce e mansueto con un grande sogno, diventare astronauta, vittima di atti di bullismo, un male che nasce e si diffonde come una piaga tra le giovani generazioni e non solo. Dapprima le risate, l’esclusione, le chiacchere alle spalle ad aggravare una condizione già fragile del ragazzino, poiché il padre non c’è più, è “Volato in cielo e si trova oltre le stelle”. Jack, interpretato da Paul Axinos, cresce e diventa un adolescente ma continua a subire all’inverosimile i dispetti di alcuni suoi coetanei violenti, che vivono in contesti familiari complessi o inesistenti.

Ad intervenire la madre che, dopo una discussione con il preside della scuola di Jack, riesce solo ad ottenere la solita promessa “Parlerò ai ragazzi”. I pettegolezzi e le battute diventano sempre più insistenti fino a sfociare in un vero e proprio atto di violenza.

Una storia che ha avuto una gestazione su un letto d’ospedale, con la quale si vuole portare all’attenzione del pubblico il fenomeno del bullismo per poterlo sconfiggere per sempre. In virtù di questo suo grande impegno nel 2012 Vita Catalano è stata nominata cavaliere dall’onorevole Jeff Kennett, in qualità di ambasciatrice dell’associazione “Beyond blue”, che lotta contro questo argomento dai risvolti raccapriccianti, con il compito di parlare regolarmente a scuole, gruppi comunitari, ospedali e altre organizzazioni, per sensibilizzare ed istruire le persone sui problemi associati alla depressione e all’ansia nella società di oggi.

Dopo il successo clamoroso in Australia, Paese dove vive e lavora, Vita vuole diffondere la sua piccola opera e quale luogo migliore se non la Sicilia? Una terra alla quale la regista australiana è molto legata perché i suoi genitori erano originari di Vizzini ed emigrati negli anni ’50 in America. Una famiglia di artisti, padre musicista e madre scrittrice, che le hanno trasmesso la passione per il cinema ed il teatro, in particolare per i film di Federico Fellini, quelli giapponesi ed americani. Tra i suoi progetti i film “La maestra”, la storia di un’insegnante che arriva per la prima volta in Sicilia e se ne innamora, ed il nuovo progetto “Disgrazia mia”, la vicenda di un ragazzo gay che non viene accettato dai suoi genitori per la sua sessualità

. L’idea di Story of Jack è nata dall’esperienza che ha vissuto in prima persona come insegnante di teatro con i suoi allievi, molti dei quali prendevano parte alle lezioni per aumentare la fiducia in sé stessi, di cui avevano bisogno per combattere i bulli a scuola. Dopo un viaggio in Italia e la scoperta di un cancro al rene, Vita ha deciso di cominciare a scrivere la sceneggiatura e dopo la sua guarigione è riuscita a trasformare il progetto in realtà, con i propri mezzi e con l’obiettivo di diffonderlo a scopo preventivo e totalmente gratuito. Un cortometraggio, ma prima di tutto uno strumento educativo da dare ai genitori e agli insegnanti per rendere consapevoli gli studenti delle conseguenze delle loro azioni e parole, con lo scopo di riuscire a modificare il loro atteggiamento nei confronti di questa tematica sensibile. “È un progetto fatto col cuore”, dice Vita Catalano, “il messaggio che voglio dare è che il bullismo non si ferma mai e “Story of Jack”, può  essere un esempio che possono utilizzare gli insegnati in classe per far comprendere cosa succede quando un bullo se la prende con la vittima, perché il bullismo può sviluppare  ansia, depressione, e gli effetti possono portare al suicidio. Sarebbe bello parlarne anche a Siracusa”.

Questo l’appello che la nostra connazionale all’estero vuole fare al primo cittadino, una possibilità a quanto pare non troppo remota perché, a breve, Vita diventerà cittadina Italiana.